giovedì 25 agosto 2011

Meravigliosa Goffaggine

Fin dagli albori di questo blog (vedere qui per credere) vi ho detto di quanto trovi adorabili le vignette di Garfield. Nell'ultimo mese ho raccolto ben 3 vignette sulla meravigliosa goffaggine di Jon, che non potevo non farvi vedere. Eccole qui:

Garfield lo potete leggere ogni giorno qui: http://www.gocomics.com/garfield

venerdì 15 luglio 2011

It all ends


E così, alla fine, siamo giunti alla conclusione della saga di Harry Potter. Che dire: l'emozione è stata veramente tanta! Anche se, ovviamente, assolutamente niente in confronto alle emozioni uniche che mi diede la lettura del libro nel lontano 2008...

Fatto questo doveroso inciso veniamo al film... OCCHIO AGLI SPOILER. Diciamo innanzitutto che, purtroppo, il film semplicemente non è all'altezza del libro: non è affatto un film brutto... ma, piuttosto, un insieme di alti e bassi che, alla fine lasciano davvero un po' l'amaro in bocca.
Iniziamo con le cose positive: è molto aderente al libro (e questo, per la saga di Harry Potter, è stato sempre un vero valore aggiunto) e rappresenta davvero la "prova più convincente" di tutto il cast, con vette veramente alte come quella di Rickman nei panni di Piton. Ci sono alcune perle veramente piacevoli, come la scena del Pensatoio (bellissima!), quella di King's Cross "paradisiaca" e tutta la sequenza della caccia al Diadema di Corvonero ad Hogwarts.
Molte altre, cose, però, sono davvero deludenti, come l'attacco alla Gringotts e, soprattutto, la battaglia finale stessa: non è "fatta male", ma semplicemente poco riuscita. Si ha la sensazione che stavolta sia davvero mancato un "esperto" del genere "war movie", uno alla Jackson, Scott o Spielberg, per indentersi: vediamo combattere per la vita i nostri beniamini, che abbiamo visto crescere con noi nei film precedenti... ma la battaglia non riesce mai a coinvolgere appieno, mai ad esaltare ed angosciare come dovrebbe. Tutto scorre, rapidamente e indolore (comprese terribili morti che ben altro pathos avrebbero dovuto avere) e si arriva quasi scivolando alla sfida finale. Resta il fatto che qualcosa non ha funzionato ed è un vero peccato per quello che avrebbe potuto rappresentare (una battaglia stile Signore degli Anelli, appunto). Comunque proprio il gran finale resta IL PUNTO veramente più deludente. Non si capiscono moltissime cose, come il fatto che Harry sia diventato Master of Death e, ancora più grave, dal mio punto di vista, COME Harry sconfigge Voldemort: nel film svanisce incenerendosi senza un apparente motivo, mentre, nel libro viene chiarito come Harry, anche questa volta, non usi l'attacco, ma il SUO incantesimo di difesa preferito, quello usato in tutti i momenti difficili prima di ora: Expelliarmus. E' la superbia di Voldemort ad ucciderlo, non una qualsivoglia "supremazia magica" di Harry... ecco il vero finale del libro. Sarebbe stato doveroso, in un punto come questo, essere per quanto più possibili fedeli... Leggete qui sotto: riporto il finale del libro. Chi ha visto il film... giudichi cosa è meglio:

da Harry Potter e i Doni della Morte:
«Protego!» ruggì Harry, e il Sortilegio Scudo si allargò al centro della
Sala. Voldemort si guardò intorno cercandone l'origine e finalmente Harry
si tolse il Mantello dell'Invisibilità.
L'urlo di sorpresa, le acclamazioni, le grida di «Harry!», «È vivo!» furono
subito soffocati. La folla ebbe paura e il silenzio cadde improvviso e totale,
quando Voldemort e Harry si guardarono e cominciarono a muoversi
in cerchio uno di fronte all'altro.
«Non voglio aiuto» disse Harry, e nel silenzio assoluto la sua voce risuonò
come uno squillo di tromba. «Deve andare così. Devo essere io».
Voldemort sibilò, gli occhi rossi spalancati.
«Potter non voleva dire questo. Non è così che si comporta, vero? Chi
userai come scudo oggi, Potter?»
«Nessuno» rispose Harry semplicemente. «Non ci sono altri Horcrux.
Siamo solo tu e io. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive, e uno
di noi sta per andarsene per sempre...»
«Uno di noi?» lo schernì Voldemort. Ogni suo muscolo era teso e i suoi
occhi rossi erano immobili: un serpente pronto a colpire. «Pensi che sarai
tu, vero, il Ragazzo Che È Sopravvissuto per caso, solo perché Silente tirava
i fili?»
«È stato un caso quando mia madre morì per salvarmi?» chiese Harry.
Continuavano a spostarsi di lato, tutti e due, disegnando un cerchio perfetto,
mantenendo la stessa distanza l'uno dall'altro. Per Harry esisteva solo il
volto di Voldemort. «Un caso che io abbia deciso di combattere in quel
cimitero? Un caso che io non mi sia difeso questa notte, eppure sia sopravvissuto,
e tornato per combattere di nuovo?»
«Casi!» urlò Voldemort, ma ancora non colpì, e la folla era come pietrificata,
delle centinaia di persone che riempivano la Sala sembrava che solo
loro due respirassero. «Casi e fortuna e il fatto che ti sei rannicchiato a frignare
dietro le gonne di uomini e donne più grandi di te, e hai lasciato che
io li uccidessi al posto tuo!»
«Non ucciderai nessun altro questa notte» ribatté Harry. Ancora si muovevano
in cerchio e si fissavano, occhi verdi dentro occhi rossi. «Non potrai
uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire
per impedirti di fare del male a queste persone...»
«Ma non l'hai fatto!»
«... era mia intenzione, ed è questo che importa. Ho fatto quello che ha
fatto mia madre. Sono protetti da te. Non hai notato che nessuno dei tuoi
incantesimi funziona su di loro? Non puoi torturarli. Non puoi toccarli.
Non impari dai tuoi errori, Riddle, vero?»
«Tu osi...»
«Sì, io oso» continuò Harry. «Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io
so molte cose importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di
commettere un altro grosso errore?»
Voldemort non parlò ma continuò a muoversi in cerchio, e Harry seppe
di averlo ipnotizzato, per il momento pendeva dalle sue labbra, trattenuto
dalla vaghissima possibilità che Harry conoscesse davvero un ultimo segreto.
«È di nuovo l'amore?» ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto
in una smorfia di scherno. «La soluzione preferita di Silente, l'amore, che a
sentir lui vince la morte. Ma l'amore non gli ha impedito di cadere dalla
Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera. L'amore non ha
impedito a me di schiacciare quella Mezzosangue di tua madre come uno
scarafaggio, Potter... e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti,
questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti impedirà
di morire adesso, quando colpirò?»
«Una cosa sola» rispose Harry, e ancora si fronteggiavano, assorti l'uno
nell'altro, separati soltanto dall'ultimo segreto.
«Se non è l'amore che ti salverà, questa volta» insisté Voldemort, «devi
credere di avere una magia che io non ho, o un'arma più potente della
mia».
«Credo entrambe le cose» ribatté Harry, e vide la sorpresa balenare sul
volto di serpe e dissiparsi all'istante; Voldemort scoppiò a ridere e il suono
fu più spaventoso delle sue urla; folle e privo di gioia, echeggiò nella Sala
silenziosa.
«Tu credi di conoscere più magie di me?» chiese. «Di me, di Lord Voldemort,
che ha compiuto magie che Silente stesso non si era nemmeno sognato?»
«Oh, se l'era sognato eccome» rispose Harry, «ma lui ne sapeva più di
te, abbastanza da non fare quello che hai fatto tu».
«Vuoi dire che era un debole!» urlò Voldemort. «Troppo debole per osare,
troppo debole per prendere ciò che avrebbe potuto essere suo e invece
sarà mio!»
«No, era più intelligente di te. Era un mago migliore, un uomo migliore».
«Io ho provocato la morte di Albus Silente!»
«È quello che credi. Ma ti sbagli».
Per la prima volta, la folla che li attorniava si mosse e le centinaia di
persone lungo le pareti respirarono come una sola.
«Silente è morto!» Voldemort sputò queste parole contro Harry come se
gli potessero provocare un dolore insopportabile. «Il suo corpo marcisce
nella tomba di marmo vicino a questo castello, io l'ho visto, Potter, e non
tornerà!»
«Certo, Silente è morto» rispose Harry tranquillo, «ma non l'hai fatto
uccidere tu. Ha scelto lui come morire, con mesi di anticipo, ha programmato
tutto con l'uomo che credevi fosse il tuo servo».
«Che sogno infantile è questo?» chiese Voldemort, ma ancora non colpì,
e i suoi occhi rossi non si staccavano da Harry.
«Severus Piton non era tuo» spiegò Harry. «Piton era di Silente, di Silente
dal momento in cui hai cominciato a dare la caccia a mia madre. E
non te ne sei mai accorto, per via della cosa che non puoi capire. Non hai
mai visto Piton evocare un Patronus, vero, Riddle?»
Voldemort non rispose. Continuavano a girare come lupi pronti a sbranarsi.
«Il Patronus di Piton era una cerva» continuò Harry, «come quello di
mia madre, perché lui l'ha amata per tutta la vita, da quando erano bambini.
Avresti dovuto capirlo» aggiunse, vedendo le narici di Voldemort vibrare.
«Ti aveva chiesto di risparmiarla, no?»
«La desiderava, tutto qui» lo schernì Voldemort, «ma quando lei morì,
convenne che esistevano altre donne, di sangue più puro, più degne di
lui...»
«Naturale che ti abbia detto questo, ma è stato la spia di Silente dal momento
in cui la minacciasti e da allora ha lavorato contro di te! Silente stava
già morendo quando Piton l'ha finito!»
«Non ha importanza!» strillò Voldemort. Aveva seguito ogni parola con
attenzione rapita, ma ora scoppiò in una risata stridula e folle. «Non ha
importanza se Piton fosse mio o di Silente, o quali insignificanti ostacoli
abbiano cercato di mettere sul mio cammino! Io li ho schiacciati come ho
schiacciato tua madre, il presunto grande amore di Piton! Oh, ma tutto torna,
Potter, e in modi che tu non comprendi!
«Silente stava cercando di tenere lontana da me la Bacchetta di Sambuco!
Voleva che fosse Piton il vero padrone della Bacchetta! Ma io sono arrivato
prima di te, ragazzino... l'ho trovata prima di te, ho capito la verità
prima di te. Ho ucciso Severus Piton tre ore fa e la Bacchetta di Sambuco,
la Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino è davvero mia! L'ultimo piano
di Silente è andato storto, Harry Potter!»
«Sì, è vero» concesse Harry. «Hai ragione. Ma prima che tu provi a uccidermi,
ti consiglio di pensare a quello che hai fatto... pensaci, e cerca in
te un po' di rimorso, Riddle...»
«Che cosa?»
Di tutte le cose che Harry gli aveva detto, più di ogni rivelazione o insulto,
niente sorprese Voldemort come questa. Harry vide le sue pupille ridursi
a fessure sottili, la pelle attorno agli occhi sbiancare.
«È la tua ultima possibilità» continuò Harry, «tutto ciò che ti resta... ho
visto quello che sarai altrimenti... sii un uomo... cerca... cerca un po' di rimorso...»
«Tu osi...?» ripeté Voldemort.
«Sì, oso» rispose Harry, «perché l'ultimo piano di Silente non si è ritorto
contro di me. Si è ritorto contro di te, Riddle».
La mano di Voldemort tremò sulla Bacchetta di Sambuco e Harry strinse
forte quella di Draco. Capì che era questione di secondi.
«Quella bacchetta non funziona ancora bene perché hai assassinato la
persona sbagliata. Severus Piton non è mai stato il vero padrone della Bacchetta
di Sambuco. Non ha mai sconfitto Silente».
«L'ha ucciso...»
«Non mi ascolti? Piton non ha mai sconfitto Silente! Hanno deciso insieme
la sua morte! Silente voleva morire imbattuto, essere l'ultimo vero
padrone della Bacchetta! Se tutto fosse andato come previsto, il potere della
Bacchetta sarebbe morto con luì, perché non gli sarebbe mai stata vinta!»
«Ma allora, Potter, è come se Silente l'avesse consegnata a me!» La voce
di Voldemort era intrisa di piacere malvagio. «Io ho rubato la Bacchetta
dalla tomba del suo ultimo padrone! Io l'ho portata via contro il desiderio
del suo ultimo padrone! Il suo potere è mio!»
«Ancora non capisci, Riddle? Possedere la Bacchetta non basta! Tenerla,
usarla non la rende davvero tua. Non hai sentito Olivander? È la bacchetta
che sceglie il mago... la Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo
padrone prima della morte di Silente, qualcuno che non l'ha mai nemmeno
sfiorata. Il nuovo padrone ha tolto la Bacchetta a Silente contro la sua volontà,
senza mai capire cosa aveva fatto, o che la bacchetta più pericolosa
del mondo gli aveva offerto la sua obbedienza...»
Il petto di Voldemort si alzò e si abbassò in fretta, e Harry avvertì la maledizione
in arrivo, la sentì crescere dentro la bacchetta puntata contro il
suo viso.
«Il vero padrone della Bacchetta di Sambuco era Draco Malfoy».
Una vacua sorpresa comparve per un attimo sul viso di Voldemort, poi sparì.
«Ma che importanza ha?» mormorò il Signore Oscuro. «Anche se tu avessi
ragione, Potter, non farebbe alcuna differenza per te e per me. Non
hai più la bacchetta di fenice: il nostro sarà un duello di pura abilità... e
dopo che avrò ucciso te, potrò occuparmi di Draco Malfoy...»
«È troppo tardi» osservò Harry. «Hai perso l'occasione. Sono arrivato
prima io. Ho battuto Draco settimane fa. Gli ho portato via questa».
Harry agitò la bacchetta di biancospino e sentì gli sguardi di tutti i presenti
su di essa.
«Quindi è tutto qui, capisci?» sussurrò. «La bacchetta che hai in mano sa
che il suo ultimo proprietario è stato Disarmato? Perché se lo sa... sono io
il vero padrone della Bacchetta di Sambuco».
Un bagliore d'oro rosso divampò all'improvviso nel soffitto incantato
sopra di loro e uno spicchio di sole accecante apparve sul davanzale della
finestra più vicina. La luce colpì i due volti nello stesso momento e quello
di Voldemort divenne una macchia infuocata. Harry udì la voce acuta strillare
e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la
bacchetta di Draco.
«Avada Kedavra!»
«Expelliarmus!»
Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero
tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il
punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di
Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco volare
in alto, scura contro l'alba, roteare come la testa di Nagini contro il
soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente
ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l'infallibile abilità del Cercatore,
la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all'indietro,
le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano
verso l'alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità,
il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo
e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua
stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio
vuoto del suo nemico.
Se avete ancora voglia di leggere in giro. Questa recensione, pubblicata su Fantasy Magazine, è quella che mi trova più d'accordo. Buona lettura!
 
Harry Potter e i Doni della Morte - Parte II
Voto: 3,5/5

venerdì 22 aprile 2011

Auguri, HBG!

E' stato il mio "capo" solo per 6 mesi, durante la mia esperienza al Caltech, ma sono stati più che suffucienti per capire quale persona splendida e geniale fosse... auguri, HBR!

Qui trovate un articolo veramente ben scritto dal mio tutur negli USA: http://sciencegeist.net/http:/sciencegeist.net/a-career-in-colors/.

Questa, invece, è una intervista del diretto interessato. Da ascoltare con calma. Buona visione:

martedì 5 aprile 2011

Comfortably Numb

E, a proposito di sogni... si può talvolta davvero restare "Comfortably Numb"... pazzesco!!!